12 dicembre 2008

QUESTIONE MERIDIONALE: FACCIAMO CHIAREZZA!

  1. Il Mezzogiorno pre-unitario


Napoli, 1860. La città, la più grande dell'Italia e la terza in Europa dopo Londra e Parigi, è capitale del terzo regno più importante d'Europa, sempre dopo Francia e Inghilterra: il Regno delle Due Sicilie, una vasta compagine territoriale che occupava 7 delle attuali regioni dell'Italia: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Lucania, Calabria e Sicilia, più alcune zone del Lazio (Gaeta e il circondario di Sora).

Il Regno godeva di una solida economia, a differenza di quanto si crede. Il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia possedevano insieme circa i due terzi della ricchezza dell'Italia, mentre gli stati più poveri erano quelli del Nord-Est, dove si emigrava per l'Argentina.

Secondo l’Exposition Universaille de la science di Parigi, il Regno era tra il 1855 e il 1856 il terzo stato più industrializzato del mondo dopo la Francia e l'Inghilterra, e possedeva la terza flotta commerciale del mondo.

L'agricoltura era invece il punto debole del Regno borbonico: infatti questa era legata al latifondo ed era permeata ancora di mentalità feudale. In Sicilia padroneggiavano i così detti “baroni”, che gestivano la maggior parte delle terre dell'isola, mentre l'altra parte era in mano ai generali inglesi, che, per via di intrecci politici ed economici, si erano ritrovati a possedere ingenti latifondi.

Il Regno delle Due Sicilie vanta anche diversi primati e innovazioni, come la prima ferrovia in Italia, la prima nave a vapore nel Mediterraneo e la prima nave da crociera in Europa.

Insomma, non sembra proprio il ritratto di un regno ridotto sul lastrico: apparte l'asservimento di buona parte dei contadini nei latifondi e l'eccessivo potere dei baroni siciliani, il Regno delle Due Sicilie è uno stato avviato a una progressiva industrializzazione ed è il riferimento all'estero per l'Italia.

Dunque come è possibile che il Regno sia stato preso dai garibaldini in così poco tempo e, soprattuto, che nel giro di pochi decenni sia diventato terra di emigrazione e fanalino di coda dell'Italia?


  1. La spedizione dei Mille


Giuseppe Garibaldi era animato da un nobile sentimento, da me pienamente condiviso, quando decise di mettersi a capo di una spedizione finalizzata a unificare l'Italia. Quando egli sbarcò in Sicilia l'esercito borbonico era decisamente impreparato, ma naturalmente ciò non sarebbe sufficiente a spiegare una simile disfatta.

Il re Francesco II aveva iniziato a intraprendere una politica finalizzata a cacciare i generali inglesi dalla Sicilia, in modo da riprendere quelle terre e assegnarle ai contadini impoveriti.

Garibaldi seppe ottenere il sostegno di questi e dei baroni siciliani: “meglio una capitale lontana come Torino che una vicina come Napoli”. Ma, soprattutto, Garibaldi ottenne il sostegno dei contadini promettendo una riforma agraria che avrebbe abolito il latifondo. Riforma che non arrivò mai.

Con questi presupposti è facile capire la semplicità con cui i Mille conquistarono il Mezzogiorno. Quando i sovrani riuscirono a organizzare una valida resistenza, era ormai troppo tardi, e ai Borbone non restò che fare le valigie e scappare, per evitare di essere uccisi dai conquistatori.


  1. Il Mezzogiorno post-unitario: mafia, emigrazione e asservimento


Ora che Garibaldi aveva fatto la parte eroica dell'unificazione della penisola, vennero il dominio dei Savoia e gli errori dei primi governi.

Infatti, a causa di diversi errori (c'è chi parla addirittura di una congiura fatta dai Savoia per eliminare il primato del meridione e portare tutte le industrie nel Nord-Ovest, ma non credo a teorie così estremiste e cospirazionistiche), il Mezzogiorno divenne in poco tempo una terra di emigrazione e di miseria. Ma quali sono questi errori? Analizziamoli uno alla volta.


1)Il Banco di Sicilia e il Banco di Napoli possedevano, alla vigilia della spedizione dei Mille, complessivamente 19.316.265,11 ducati. Il 2 Aprile 1861 ne rimanevano solo 6.983.724,51.

Le spese di difesa contro i garibaldini furono irrisorie e i Borbone nella fuga, non riuscirono certo a portarsi via così tanto; quindi si spiega tutto con un altro dato: si calcola infatti che all'unità di Italia circa il 70 % delle ricchezze (monetarie) del Regno d'Italia provenissero dall'ex Regno delle Due Sicilie. Tutto sommato questo può sembrare anche giusto, visto che è naturale che ogni Stato contribuisse alla creazione dell'Italia unita in base alla sua ricchezza, e visto che i Piemontesi avevano speso tutto per le campagne militari. Quindi non fu questo, per quanto decisamente influente, a determinare il crollo dell'economia del meridione.


2)L'economia piemontese aveva una solida agricoltura, un'industria scarsamente sviluppata e un carattere ampiamente libertario. Quella delle Due Sicilie, al contrario, aveva un carattere protezionistico che serviva a tutelare l'apparato industriale.

Quando i Piemontesi unirono l'Italia la forma di governo più giusta da applicare sarebbe stato il federalismo, data la grande differenza linguistica, sociale e soprattutto economica tra le varie zone d'Italia. Invece, e questo fu il più grave errore della politica post unitaria, i Piemontesi allargarono le loro leggi indiscriminatamente a tutta la penisola, senza tenere conto delle differenze che permanevano da secoli. Così facendo, come si può intuire, fu applicato a tutta la penisola anche il carattere libertario dell'economia piemontese.

Risultato? L'industria meridionale fu spazzata via dalla concorrenza inglese e francese, non fu fatta dal governo la riforma agraria che Garibaldi aveva promesso e l'economia del sud crollò nel giro di un decennio.


Tutto ciò portò a un generale impoverimento della popolazione, e in questa condizione si sviluppò il brigantaggio, che fu una vera e propria guerra civile contro lo stato Italiano.

Le mafie, che già esistevano prima dell'unità e che svolgevano compiti di polizia o gestivano le scommesse del gioco nelle città, furono ingaggiate dai latifondisti per proteggere le loro dimore dai briganti. È da qui che le mafie assunsero quel carattere illegale e omicida che le caratterizza ancora oggi, e da qui nacque anche l'usanza del pizzo, peculiarità di queste organizzazioni.


Da ciò è semplice capire come in pochi anni il meridione da terra industrializzata e in cui il numero di espatri era estremamente ridotto, divenne terra di miseria e di emigrazione.



Non ho scritto tutto ciò per fare una critica all'unità d'Italia, di cui sono un convinto sostenitore, ma vorrei solamente che la gente prima di fare certi discorsi ricchi di pregiudizi e decisamente ipocriti, abbia l'onestà intellettuale di informarsi e di mettere le cose sul piatto così come sono.

Probabilmente anche Bossi, Borghezio e amici sono informati su queste vicende, ma, chissà perché, non le hanno mai raccontate a nessuno.


16 novembre 2008

Italia vs Europa

Vi presento questo video ironico che vuole mettere in luce i difetti dell'Italia nei confronti dell'Unione Europea. Mi raccomando, non prendetelo sul serio!

03 novembre 2008

Formula 1: Il Pagellone


E così il campionato di Formula 1 2008 si è concluso dopo una stagione decisamente emozionante.

Purtroppo l'esito non è stato quello che si sperava, ma sono certo che Felipe Massa potrà avere la sua occasione l'anno prossimo.
Io ho deciso di stilare una pagella per valutare il rendimento di tutti i piloti durante l'intera stagione. È parecchio che ci penso, mi sono riproposto più volte di farlo immediatamente dopo la conclusione della stagione, ed ora, mantendendo fede alle mie promesse, eccomi qui a scrivere. I piloti sono in ordine di voto.

Fernando Alonso: 10
Lo spagnolo è stato autore di una stagione incredibile: ha sempre avuto un auto inferiore, ma ciò nonostante ci ha sempre creduto, e ciò che è riuscito a fare nelle ultime sei gare, appena ha avuto una monoposto competitiva, è strabiliante: ha ottenuto 43 punti, (due vittorie, 1 secondo posto, 3 quarti posti) contro i 22 di Hamilton e i 23 di Massa. Con lui la Renault ha tutte le carte per tornare competitiva l'anno prossimo. Che aspetta la Ferrari a prenderlo?

Felipe Massa:
9
Dopo una stagione iniziata in modo incerto ha dimostrato un'enorme crescita. Da ragazzino inesperto qual era qualche anno fa ora ha la stoffa del campione. Ha avuto qualche gara no, ma è stato anche autore di prestazioni incredibili come in Ungheria o nella gara finale in Brasile. L'anno prossimo può benissimo ritentare l'impresa che quest'anno gli è sfuggita per così poco.

Lewis Hamilton:
9
Ha una fortuna sfacciata, è vero: mentre i suoi avversari sono stati colpiti dalle più varie sciagure (il motore fuso in Ungheria, il bocchettone di Singapore, ecc), lui non ha mai accusato un problema tecnico, e l'unico suo ritiro dell'anno è stato il tamponamento in Canada ai danni di Raikkonen. Ma alla fine ha pur sempre vinto, dimostrando di essere diventato in grado di sostenere una scuderia come la McLaren. E dimostrandosi impermeabile alle critiche dei colleghi.

Robert Kubica: 9
Ha sfiorato l'impresa: è rimasto in gioco per il mondiale fino a due gare dal termine. Ha ottenuto la prima vittoria della sua carriera; con un sostegno maggiore della scuderia (In Cina si sarebbe dovuto farlo arrivare davanti a Heidfeld) avrebbe ottenuto un sicuro terzo posto in campionato. Alla fine il suo risultato si basa più sulla costanza che sulla prestazione, ma con una scuderia più ambiziosa avrebbe potuto fare meglio.

Sebastian Vettel:
9
È stata la rivelazione della stagione: ha portato ai livelli alti la Toro Rosso tanto da superare la mamma Red Bull. E poi quella vittoria a Monza è stata semplicemente straordinaria. Il futuro Schumacher? Mi sembra presto per dirlo, ma è senza dubbio sulla buona strada.

Jarno Trulli: 8
Il Trulli più in forma degli ultimi anni. Ha concluso una buona stagione, con un buon rendimento durante l'anno che ha permesso alla Toyota di consolidare il 5° posto in classifica costruttori. Peccato per quella occasione sfumata all'ultima gara in Brasile, per il resto non ci sono note negative.

Kimi Raikkonen: 7
Non era il suo anno. Ha avuto un periodo no, ma ha mostrato di poter vincere, oltre alle due gare che ha effettivamente vinto, anche il Gp di Francia e quello di Belgio. Le critiche che gli sono state fatte mi sono sembrate eccessive, alla fine il suo rendimento è stato buono, tanto da fargli conquistare, in extremis, il terzo posto in classifica.

Nick Heidfeld:
7
Non ha retto il confronto con il compagno di squadra, ma tutto sommato è stato autore di una buona stagione. Ha concluso sesto in classifica, superato all'ultima gara da un esuberante Alonso, ma con i suoi 60 punti il lavoro che doveva fare l'ha fatto.

Timo Glock:
7
È stata la stagione del suo esordio. Ha ottenuto un buon piazzamento nel campionato piloti, ha retto il confronto con il compagno di squadra Trulli e ha ottenuto un podio meritato in Ungheria. Bravo.

Giancarlo Fisichella:
6
Guida un auto che sarebbe più adatta per andare a fare la spesa la mattina che per correre in Formula 1. Ma lui lotta sempre con tenacia, non si arrende pur conscio dell'inferiorità della sua monoposto. Inoltre la sua esperienza è molto utile alla Force India; la Force India è meno utile a lui.

Nico Rosberg: 6
Quando esordì ci si aspettava di più da lui, ma se non si ha la fortuna di correre per un team competitivo non si va da nessuna parte. Tutto sommato ha tenuto a galla la Williams.

Mark Webber:
6
Probabilmente meriterebbe un cinque, perché mentre Vettel e la Toro Rosso facevano passi da gigante, lui e la Red Bull rimanevano fermi. Ma a vedere quello che ha fatto il compagno di squadra Coulthard, gli si può anche concerede questo 6.


Heikki Kovalainen: 5
Fa il bravo scudiero di Hamilton, ma concludere settimo dietro ad Alonso e Heidfeld con una McLaren non è il massimo. Ottiene una vittoria e un totale di tre soli podi. Troppo poco, direi. Per tutto l'anno corre in maniera poco incisiva. Dà una mano per il campionato piloti evitando di creare problemi in squadra, ma ai fini del campionato costruttori è inutile. Bocciato.

Rubens Barrichello: 5
La Honda vuole cacciarlo, ma lui appena sa la notizia si impegna per dimostrare il suo valore, sebbene sia difficile con un auto del genere. In tutto l'anno ha un rendimento migliore del suo compagno, ma, complice la macchina, non è sufficiente per arrivare al 6.

Adrian Sutil: 5
Come per Fisichella è difficile dare una valutazione, visto il rendimento della macchina. Senza quel tamponamento subito a Monaco da Raikkonen (di cui tutti sembrano essersi dimenticati) avrebbe fatto qualche punto. Non male, ma troppo poco per il 6.

Kazuki Nakajima:
5
Solo due ritiri in tutta la stagione, ma fa poco ed è spesso vittima (o causa) di incidenti.

Nelsinho Piquet: 4
Ok che portare un cognome del genere non è facile, ma dov'era lui nelle ultime gare mentre Alonso imperava in vetta? Apparte quel podio ottenuto a Hockeneim in condizioni particolari non è autore di grandi prestazioni. Troppo poco.

Sebastien Bourdais:
4
Ok, a Monza ha avuto una sfortuna boia e in Belgio è arrivato ad un passo dal podio. Ma tutte le altre gare? Il confronto con Vettel è stato massacrante. Da un campione della Champ Car ci si aspettava di più.

Jenson Button: 4
Stagione da dimenticare per il britannico. Negli anni passati aveva fatto sempre meglio di Barrichello in Honda, quest'anno neanche questa soddisfazione.

David Coulthard: 3
Ma che ha corso a fare? Nell'ultima stagione di un pilota dal passato glorioso come lui ci si aspetta il massimo impegno e il desiderio di non perdere l'ultima occasione che si ha di correre in F1. Ma lui corre senza voglia e senza dedizione, in qualifica va sempre male, è spesso autore di incidenti a inizio gara. Escluso quel podio fortunato in Canada, fa poco e niente. Avrà almeno qualche rimpianto per come ha corso quest'anno?


26 agosto 2008

Ecco come cambierà la Formula 1 nel 2009

Non è certo la notizia dell'ultim'ora. Anzi, è nell'aria da tempo, per chi segue il mondo delle corse. Ma per chi non è attratto dalla F1, è di sicuro una novità, e questa potrebbe essere l'occasione buona per interessarsene un pochino. E la ragione è questa: dall'anno prossimo, cambierà tutto. Ed ecco quali saranno le novità:


1) Il ritorno alle gomme slick, lisce, come tre lustri fa. Infatti dal 1998 si utilizzano gomme scanalate (con tre scalanature nel 98, 4 dal '99 in poi). Può sembrare cosa da poco, ma avere gomme slick (sull'asciutto ovviamente, le intermedie e quelle da bagnato non cambieranno) garantisce maggiori prestazioni, poiché aumenta la superficie che è a contatto con l'asfalto.

2) Il KERS. Ovvero, Kinetic Energy Recover System. Sistema di Recupero dell'Energia Cinetica. Chi ha qualche nozione di fisica, sa che un corpo in movimento genera un'energia detta, appunto, cinetica, che è data dalla metà del la massa del corpo moltiplicata per il quadrato della velocità.

Ec = ½ m * v2

Tale energia viene dispersa in frenata. Ma dal prossimo anno si potrà montare sulle monoposto un sistema, che sarà obbligatorio a partire dal 2010, che prevede di recuperare l'energia dispersa. Attualmente sono in progetto due sistemi: uno meccanico, che recupera e trattiene l'energia grazie a un volano; un altro elettronico che accumula l'energia in una batteria. Il primo sistema è più sicuro e affidabile, ma pesa molto, il secondo è meno sicuro ma molto più leggero. Quest'energia accumulata verrà sprigionata dal pilota nel corso del giro, fornendo circa 80 CV in più per un breve tratto di pista, presumibilmente durante i sorpassi.


3) Eliminazione di tutte le appendici aerodinamiche, eccetto i due alettoni. Quindi non si vedranno più pinne, alette, corna, orecchie di elefante e via dicendo. La Ferrari ha dichiarato che la vettura dell'anno prossimo è già a un ottimo stadio di progettazione, e ci fa anche ipotizzare come sarà: avrà l'alettone anteriore molto più grande mentre il posteriore sarà più stretto e alto. Inoltre il pilota potrà regolare i flap (le alette che determinano il carico dell'alettone anteriore) direttamente dall'abitacolo.


Tutto ciò è stato deciso da Bernie Ecclestone, patron della Formula 1, nella speranza di rendere più accattivante ed emozionante la Formula 1, in cui ultimamente si vedono ben pochi sorpassi. Tutto questo creerà molte differenze tra le varie auto all'inizio della prossima stagione, che però verrano colmate durante il campionato, quando tutti si scopiazzeranno a vicenda e copieranno chi avrà avuto le idee migliori. Che, speriamo, sia ancora una volta la Ferrari.

19 marzo 2008

La questione settentrionale

A dirlo così sembra quasi uno scherzo, una “questione meridionale” in versione leghista.

Ma qui la Lega non c'entra, non c'entra la secessione, non c'entrano le bandiere della Padania e le manifestazioni organizzate da Bossi & Co. Ed è un argomento che sta sempre più entrando nella campagna elettorale. Di cosa si tratta? Ora tenterò di spiegarlo.


Non è una novità, ma negli ultimi tempi, specie con la questione dei rifiuti in Campania, è riemerso come l'Italia sia divisa nettamente in due parti. Una ricca, produttiva e civile, un'altra decisamente meno benestante, meno produttiva e arretrata nello sviluppo. Negarlo è inutile. E allora che senso ha parlare di questione settentrionale, proprio quando è il settentrione la parte più avanzata del paese?


Il nord Italia (anche parte del centro, come Umbria, Toscana e Marche, ma in misura minore) è una realtà altamente produttiva, il cui tessuto economico è costituito da una miriade di piccole e medie imprese, spesso molto avanzate nel loro ambito. È questa la zona che ha contribuito allo sviluppo economico dell'Italia, e che tuttora ne costituisce gran parte del Prodotto Interno Lordo.
Questa zona si sente quindi svantaggiata dal peso di un'altra parte d'Italia ben meno produttiva e avanzata. L'arretratezza di questa zona è dovuta a questioni che noi tutti conosciamo (mafia, corruzione, questioni socio-economiche che pongono le loro basi nel diciannovesimo secolo), e nessuno riesce ad avviare lo sviluppo economico.

Quindi, la classica rivalità tra “polentoni” e “terroni” non c'entra, così come non centrano i sogni secessionisti della Lega. Si tratta di una massa di medio-piccoli imprenditori, che con la loro forza mandano avanti l'Italia, ma che non si sentono abbastanza gratificati in ciò. Sono una realtà radicata in Europa, ma percepiscono il peso dei problemi economici che purtroppo affossano il nostro meridione.



Io sono di Napoli, e di ciò vado fiero. Ma se dovessi un consiglio a tutti i sud italiani, è quello di smetterla di piangere su sé stessi, di dare la colpa dei propri problemi alle azioni di governo compiute dai Savoia dopo l'unità d'Italia, e di aspettarsi che la risoluzione dei problemi arrivi da Roma. Magari sarà anche vero che non è dei meridionali la colpa di ciò, ma non è così che si risolveranno i problemi. È ora che tutti (molti lo fanno, ma troppi no) si rimbocchino le maniche e si diano da fare al meglio, e così, con una maggiore consapevolezza e volontà di tutti, si giungerà anche a sconfiggere la mafia.


Io ho sempre visto gli italiani come un popolo unico, o almeno, mi piacerebbe che fosse così. Ma purtroppo ci attacchiamo a vicenda, ci consideriamo delle genti messe insieme da uno stato ostile e non ci vediamo come un popolo.

Una riduzione delle tasse che gravano sulle medio e piccole imprese del settentrione, e una seria campagna che favorisca (non tanto in termini di soldi, quanto di consapevolezza informazone) lo sviluppo economico nel meridione, faranno pesare meno le differenze tra le due parti d'Italia, e il nord non dovrà più lamentarsi del sud, il sud non dovrà più incriminare il nord. E, chissà, ci considereremo un popolo.


Ecco, ho concluso, anche divagando un po' troppo. Vorrei consigliarvi un libro al riguardo, che è uscito l'altro ieri: “Così perdiamo il Nord”, di Riccardo Illy, presidente del Friuli-Venezia Giulia. Io spero di andarmelo a comprare giusto oggi, così da leggerlo al più presto :)


Ciao a tutti, Otrebor


20 febbraio 2008

Quartieri popolari: non sempre è fallimento


Lo ZEN (Zona Espansione Nord) di Palermo: qualcuno di voi ne avrà sentito parlare, per altri è qualcosa di totalmente sconosciuto, il cui nome ricorderà più un monastero buddista o un lettore mp3 che un quartiere popolare.


Sorto dal nulla nel 1969 da un progetto dell'architetto Vittorio Gregotti, doveva essere un quartiere popolare modello, l'esempio di quartiere popolare senza problematiche, con aree di ritrovo e parchi e in cui tutto sarebbe stato funzionale ed efficiente. Ma qualcosa allo ZEN andrò storto: oggi è un'area degradata, con molte strade non asfaltate, molte zone del quartiere non sono allacciate dalle fognature e c'è un'altissimo tasso di criminalità.
Il progetto iniziale in effetti era generalmente buono, le costruzioni non erano troppo alte, e tutto il quartiere avrebbo potuto avere un discreto tasso di vivibilità. Però si decise di costruire subito le palazzine, rimandando la costruzione dei servizi. E così, tra una carenza di fondi e l'altra e tra i vari avvitamenti burocratici, non se ne è fatto nulla. E adesso lo ZEN è una delle zone più povere e degradate di Palermo.

Sorte analoga a questa hanno subito le famose vele di Scampia.

Invece un quartiere popolare di Roma, il Corviale, ha subito sorte ben diversa: è costituito unicamente da due palazzi lunghi 980 metri. All'interno di questi palazzi sorgono aree di ritrovo, negozi, perfino una sede dell'anagrafe e un centro della ASL di Roma. Tutto questo ha permesso di mantenere vivo il quartiere, e, nonostante le condanne di molti, è un ottimo esempio di zona popolare costruita rispettando i bisogni degli abitanti, e che non ha portato a condizioni di disagio e ad alti tassi di criminalità.

18 febbraio 2008

Nucleare: Sì o no?


Si è deciso di parlare di un tema che in Italia è tornato in auge negli ultimi anni. Nucleare, favorevoli o contrari? Abbiamo raccolto diverse idee che adesso vi esporremmo.



Pro: Stefano Maria Meconi, opioninista.


Nucleare, sì!
Il dibattito del nucleare è sempre aperto; dopo Chernobyl, i finti ambientalisti cavalcarono l'onda della paura, sempre forte e convincente, e annullarono quel poco di moderno che l'energia italiana proponeva: il nucleare.
L'energia nucleare sfrutta la fissione per riscaldare l'acqua, che produce vapore: energia idroelettrica prodotta dalla fissione nucleare. E i rischi sono minimi, soprattutto perché la centrale ucraino/sovietica di Chernobyl apparteneva ad uno stato povero, che di certo non si occupava delle norme di sicurezza. Oggi la situazione è diversa, la sicurezza è pari, o di poco inferiore al 100% e sono in via di sperimentazione efficaci soluzioni per lo smaltimento delle poche scorie prodotte.
L'Italia ha bisogno del nucleare auto-prodotto, per riallinearsi alle energie pulite europee e non essere più schiava dei francesi; i cugini d'oltralpe, infatti, soddisfano il 75% del loro fabbisogno energetico con la fissione, mentre noi siamo schiavi dell'idroelettrica e della termoelettrica, e oltre a non considerare il nucleare, non consideriamo neanche le fonti rinnovabili. Il ministro dell'ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che avrebbe potuto impugnare la situazione e ridurre così il prezzo della bolletta energetica con un investimento di sicuro successo, ha preferito fare finta di aiutare il solare e l'eolico; i risultati? I francesi continuano ad arricchirsi con i soldi pagati dall'Italia per l'energia e noi siamo a rischio, poiché se saltano le loro centrali, salta l'energia in tutto il paese... c'è bisogno di ricordare il grande blackout del 28 settembre 2003? No, credo che tutti lo ricordino, lui e i disagi che provocò per un giorno intero. Quindi, cari italiani, cari lettori, NUCLEARE, SÌ!

Stefano Maria Meconi

Contro: Loroli, opinionista.



Si ripetono ormai da qualche mese le richieste insistenti da parte di alcuni uomini politici di ritornare al nucleare. Una proposta a mio parere ridicola: in un mondo dove per tutelare l'ambiente si stanno facendo grandi passi verso il solare/eolico, ritornare ad una forma di energia così inquinante è a dir poco deleterio. Ma esaminiamo da vicino i problemi dell'energia nucleare.

1) Si dice che l'energia nucleare costerebbe meno. Ma lo smaltimento delle scorie nucleari sarebbe una spesa immane, e questo non porterebbe certo risparmio (vedere punto 2). Inoltre la costruzioni di impianti, centrali e compagnia bella non gioverebbe certo ai conti pubblici.

2) Smaltimento delle scorie e quindi inquinamento: nessun paese è ancora riuscito a trovare un metodo efficiente per smaltire le scorie radioattive. Sono state fatte le proposte più assurde, come ''mandare le scorie su marte''. Ipotesi, oltre che ridicola, decisamente costosissima; stesso discorso varrebbe per eventuali bunker iper-sicuri come quelli costruiti in alcuni stati.

3) Il fatto che lo facciano gli altri stati non vuol dire nulla: noi siamo uno stato che certamente non dipende dalla Francia & co.

4) Infine, non dimentichiamo Cernobyl. Il pericolo di incidente c'è sempre, e un incidente nucleare ha conseguenze che si protraggono molto a lungo con effetti catastrofici.

Ecco perché sono contrario al nucleare, e perché penso che riutilizzare questa energia obsoleta e pericolosa sia, come ho già detto, deleterio.

Loroli

Si ringrazia Wikimedia Commons per le immagini.


17 febbraio 2008

Plurimis

Rieccoci qui. Per la terza volta in tre giorni mi ritrovo a scrivere sul blog :D.

Vorrei farvi sapere della nascita di un nuovo blog, Plurimis. È un blog che si propone di dire la sua, nella speranza di poter cambiare qualcosa. È stato fondato da me e Lorolo, con un po' di dispiacere per l'assenza di Stef Mec. A questo punto, invece di fare le solite presentazioni noiose, vorrei affidarmi a quanto ha scritto Stef Mec sul suo blog:

Ognuno deve agire, con i mezzi a sua disposizione, quali ad esempio la diffusione tramite il mezzo internet, a migliorare la verde Terra di Dio sulla quale siamo stati creati, e contribuire agli sforzi delle istituzioni locali, nazionali ed internazionali per la creazione di un mondo eco-sostenibile, rispettoso e sociale, libero da vincoli dittatoriali che limitino la libertà di essere e soprattutto la libertà d'espressione, diritto irrinunciabile per ogni popolazione, di ogni stato, che aderisca ad ogni Organizzazione Internazionale.
Stefano Maria Meconi, in arte Stef Mec


Spero che vogliate visitare Plurimis e magari anche parteciparci.

Vi lascio con questo video di Antonio Di Pietro:

16 febbraio 2008

Udine, città proiettata nel futuro



In questi giorni si tiene a Udine l'InnovAction, fiera dell'innovazione e della ricerca, che quest'anno presenta come tema “qualità della vita”. Mi sarebbe piaciuto andarci, ma a causa della distorsione che mi sono beccato al piede, ho dovuto rinunciarci :(. Ma è comunque una buona occasione per trarne delle riflessioni. Vivo in una delle regioni più ricche, dinamiche e con meno problematiche d'Italia. Sono contento di vivere a Udine, una città che offre un'ottima qualità della vita e che, salvo il traffico crescente degli ultimi anni, è strutturata a “misura d'uomo”. Ciò nonostante, a sentire i giudizi di molti miei coetanei residenti a Udine o in zona, la considerano poco più che “una cittadina insignificante”, “un buco”. No, non è affatto così. E l'esempio più eloquente è quello dell'Università: nata dal nulla negli anni '70, si è ben presto avviata a diventare un istituto di discreta rilevanza. Ma nel 2004, è stata presa una decisione che definirei storica: È stata fondata la “Scuola Superiore dell'Università di Udine”. È un istituto superiore universitario, sullo stampo della rinomata Scuola Normale Superiore di Pisa. Dovrà diventare in futuro l'istituto dell'eccellenza dell'università, in grado di attirare studenti da tutta Italia. Questo dimostra che, con una buona amministrazione è possibile ottenere ottimi risultati ovunque. E che per essere (o sentirsi) importanti, non si deve necessariamente vivere in una metropoli.

Spero che vi sia piaciuto questo articolo. Io continuo a sostenere che le buone notizie siano sempre migliori delle solite lamentele sullo stile “Beppe Grillo - in Italia non funziona niente”.

Se avete magari qualche buona notizia, anche piccola, qualche buon segno come quelli di cui vi ho parlato oggi, proveniente dalle vostre città, vi esorto a preferirla come argomento ai soliti discorsi che non producono nulla di buono se non aumentare il malcontento :). O, in caso, segnalatemela. Proverò a parlarne.

Ciao a tutti, Otrebor.


Si ringrazia Wikimedia Commons per le immagini.

15 febbraio 2008

Europa

È ormai da settimane che penso al futuro della nostra patria, l'Italia. In un “attacco” di patriottismo ho anche deciso di mettermi a comprare prevalentemente prodotti italiani e di purificare il mio parlato dagli inglesismi. Ma non sono qui per parlare di questo. Quello era solo uno dei tanti pensieri che affollano la mia mente ogni volta che non la tengo impegnata in qualcosa. Ed ecco che, propio in uno di questi momenti, mi è venuto più volte da pensare all'Europa. Cosa c'entra questo con il patriottismo? Più di quanto pensiate. Attualmente, l'unica istituzione che unisce in qualche modo l'Europa è l'Unione Europea, ma non ha grande potere decisionale, e più di tanto non influisce sullo scenario mondiale. Scenario che attualmente è dominato dagli Stati Uniti, e che vede emergere rapidamente la Cina e l'India. Ma se l'Europa si costituisse in un unico stato, con un unico parlamento, un'unica politica estera ed econimica, potremmo pesare decisamente di più a livello globale, o addirittura usurpare il posto di “dominatore” agli Stati Uniti. Questo a vantaggio di tutti noi europei, che, non dipendendo più dagli USA, avremmo modo di tutelare maggiormente i nostri interessi. Può essere che a qualcuno, quest'idea di “dominare” non piaccia molto, ma vediamo quali sarebbero le conseguenze sul lungo termine se non ci muovessimo a preoccuparci di come diventare veramente importanti sullo scenario mondiale: Cina e India si affiancheranno agli Stati Uniti neldominio della politica mondiale, e noi stati europei, divisi e poco importanti, ci limiteremo a preoccuparci dei nostri problemi e in politica estera faremo tutto ciò che gli USA ci diranno di fare, senza poter rifiutare. Ma unendoci, avremmo un peso veramente considerevole. Basti considerare il potenziale umano ed economico che abbiamo: oltre 600 milioni di abitanti a fronte dei neanche 300 degli Stati Uniti, l'economia attualmente più grande del mondo (in termini di PIL), molti paesi che ancora devono svilupparsi. Siamo inoltre gli unici che stanno investendo seriamente in energie rinnovabili, e nel futuro questo potrà essere ampiamente sfruttato a nostro vantaggio, esportando i nostri servizi e le nostre conoscenze in tutto il mondo. E per iniziare basterebbe rispondere un sonoro “NO” agli Stati Uniti la prossima volta che vorrano farci sguinzagliare i nostri eserciti in giro per il mondo. La prossima volta che vorranno apoggiarsi su di noi per andare ad intraprendere una guerra per noi solamente dannosa, e che darà qualche vantaggio solo agli USA (se ne darà). Insomma, concludendo, vi dirò cosa c'entra tutto questo con il patriottismo. Le due cose possono sembrare in contrasto, ma invece non è così: Unire l'Europa non vorrà dire né annullare le differenze culturali né non riuscire a tutelarle. Ma al contrario, se l'Europa sarà una, unita e potente, ciò sarà a vantaggio di tutti, perché saremo tutti a contare di più!